Il termine “inclusione” viene utilizzato in campo educativo da molto tempo, fin dai primi anni Settanta. In origine, era usato per riferirsi agli studenti con bisogni educativi speciali o disabilità, che per la maggior parte del XX secolo sono stati segregati in scuole separate o in classi in cui erano essenzialmente privati di pari opportunità educative. Questa definizione e questo approccio possono creare confusione quando si parla di educazione inclusiva. Il “movimento per l’inclusione” nell’istruzione ha incoraggiato il cambiamento di queste pratiche a favore dell’inclusione di questi studenti nelle classi comuni, sia in Europa che nel mondo (Lindsay, 2003; Pijl, Meijer, & Hegarty, 1997; Waitoller & Artiles, 2013).
Se all’inizio l’attenzione era rivolta agli studenti con bisogni speciali, ora l’obiettivo è diventato quello di garantire un’istruzione efficace a tutti gli studenti – compresi quelli provenienti da contesti linguistici e culturali appartenenti a minoranze, in generale diverse da quelle tradizionalmente favorite nel sistema scolastico nazionale.
Secondo l’UNESCO (2009), l’educazione inclusiva è attualmente considerata come “un processo continuo volto a offrire un’educazione di qualità per tutti nel rispetto della diversità e dei diversi bisogni e abilità, delle caratteristiche e delle aspettative di apprendimento degli studenti e delle comunità, eliminando ogni forma di discriminazione”.
Un’educazione inclusiva è quindi considerata come un processo in cui i bambini sono educati in modo da beneficiare tutti gli studenti e garantire la partecipazione di tutti. Con questo approccio, si è abbandonata l’attenzione ai soli studenti con bisogni speciali, abbracciando invece una “educazione per tutti”.
Questo approccio non incoraggia gli studenti a inserirsi nell’istruzione tradizionale; al contrario, la scuola cambia per soddisfare le esigenze di tutti. Pertanto, accetta la diversità degli studenti e utilizza tecniche diverse per favorire ogni studente.
L’inclusione è considerata l’opzione migliore per eliminare etichette e barriere.
Ma quanto le scuole europee considerano l’educazione inclusiva in questi termini? Con il progetto Inclusive School II, abbiamo condotto una ricerca attraverso focus group nei Paesi partner (Italia, Ungheria, Spagna, Regno Unito, Paesi Bassi, Polonia) da cui è emerso che in questi Paesi esiste ancora un’idea ristretta in relazione all’inclusione. Infatti, i temi dell’inclusione sono per lo più limitati a specifiche disabilità e non esiste una formazione sull’inclusione delle minoranze.
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